Cosa sono le parole?

Dal punto di vista linguistico, le parole rappresentano il modo in cui traduciamo la nostra esperienza interna in concetti comprensibili. Attraverso la combinazione di grafemi (lettere) e fonemi (suoni), diamo vita al vocabolario che utilizziamo per esprimere ciò che vediamo, sentiamo e proviamo. Ma qual è l’effetto di queste parole nel nostro cervello?

Ogni parola che pensiamo, pronunciamo, leggiamo o scriviamo attiva una risposta neurofisiologica specifica. Neurotrasmettitori e ormoni si mobilitano, influenzando il nostro stato d’animo e, di conseguenza, il nostro comportamento. In questo senso, possiamo dire che le parole non sono neutrali: a seconda del contesto e dell’intenzione, possono avere effetti profondamente positivi o negativi.

Il termine “abracadabra“, noto come formula magica, deriva dall’aramaico “avrah kadabra”, che significa letteralmente “io creerò come parlo”. Questa antica espressione ci ricorda che le parole, in un certo senso, plasmano la realtà. Se pronuncio “cane”, la persona che mi ascolta visualizzerà immediatamente un’immagine legata alla propria esperienza con quel concetto, ma ognuno pensa a un cane diverso per razza, taglia, colore ed emozioni associate all’esperienza del cane stesso. Le emozioni suscitate possono variare molto: un cane potrebbe evocare tenerezza in qualcuno e paura in qualcun altro, a seconda delle esperienze vissute.

La magia del linguaggio

Ogni parola racchiude un mondo di significati impliciti. Se dico “lupo”, non c’è bisogno di specificare che ha quattro zampe o che ulula: il concetto è già ricco di connotazioni. Le parole funzionano come “cornici”, o frame, che racchiudono informazioni e attivano immagini mentali.

Pensiamo a questa dinamica: sentire un ululato nel bosco evoca immediatamente il pensiero di un lupo, non di un altro animale. Ciò accade perché il linguaggio è strutturato in modo da attivare collegamenti automatici tra concetti e immagini, rendendo la comunicazione più efficiente, ma anche più influente.

Due regole preziose

1: Evochi ciò di cui parli: più parli di qualcosa, più diventa centrale nella tua mente e in quella di chi ti ascolta. Parlando costantemente di problemi, ad esempio, rinforzi la loro presenza.

2: Negare un concetto lo rinforza: se dico “non pensare a un elefante”, inevitabilmente ci penserai. La negazione non cancella l’immagine, anzi, la rende ancora più presente.

Un esempio pratico di queste dinamiche lo vediamo nell’uso delle scuse. Quando diciamo “scusa per il disturbo”, stiamo evocando un’esperienza emotiva di disagio, facendo sentire l’altro, anche inconsciamente, in colpa o a disagio. Questa non è sempre la scelta più efficace.

Cambiare il linguaggio, cambiare le emozioni

Immagina di essere in ritardo e dire “grazie per avermi aspettato” invece di “scusa per il ritardo”. Questa piccola variazione cambia completamente l’esperienza: il primo messaggio esprime gratitudine, migliorando l’umore e la percezione di chi ci ascolta, mentre il secondo evoca sensi di colpa.

Sostituire le parole con alternative più positive e proattive ha il potere di trasformare le nostre relazioni. Ciò non significa che “scusa” sia una parola da evitare a tutti i costi, ma che possiamo fare scelte più consapevoli in base a quello che vogliamo ottenere con la nostra comunicazione.

Acquisire una maggiore intelligenza linguistica significa espandere le nostre possibilità di scelta. Più parole conosciamo e sappiamo utilizzare, maggiore sarà la nostra libertà di esprimerci e influenzare chi ci circonda.

Le parole sono strumenti potenti: usiamole con consapevolezza per migliorare la nostra comunicazione e, di conseguenza, le nostre relazioni.

Se vuoi approfondire come il linguaggio può trasformare il tuo modo di comunicare e migliorare le tue relazioni, ti invito a scoprire di più sul mio corso “Parole ed emozioni“. In questo percorso, esplorerai tecniche pratiche per usare le parole con maggiore consapevolezza e ottenere risultati migliori nella vita quotidiana.

Simone