“Nasciamo maschi, ma diventare uomini è ben altra cosa.”
Così mi disse il nonno quando ero solo un ragazzo. Lui aveva fatto la guerra, aveva combattuto, sapeva cosa significava vivere proprio perché aveva visto la morte in faccia. E come si dice? Di fronte alla morte inizia la vita.
Mio padre aveva ricevuto lo stesso tipo di educazione. L’ho ricevuta anch’io. Crescendo e diventando uomo, mi sono accorto che più o meno tutti i ragazzi della mia generazione avevano ricevuto gli stessi input su cosa “essere uomini” dovesse significare.
Oggi, 3 luglio 2018, mi guardo attorno e noto che le cose non sono molto cambiate.
Qual è il modello di uomo che ogni bambino pensa di dover diventare?
Ognuno di noi impara ad interpretare un ruolo nella vita. È inevitabile. Seguiamo dei modelli perché questo è parte del copione che viviamo per diventare adulti. La parte difficile è quando il personaggio che interpreti si scontra con la tua vera natura. Come uomo ho sempre cercato di interpretare il ruolo da duro.
Un po’ per necessità e un po’ per virtù. Una sorta di macho che in qualche modo, come diceva una vecchia pubblicità, “non deve chiedere mai”.
Ma di cose da chiedere, invece, io ne avevo tante. Perché nel guardarmi allo specchio, non vedevo l’uomo che disperatamene cercava spazio tra i suoi coetanei sprizzando carisma e sicurezza da tutti i pori. Vedevo invece una persona che tentava di nascondere le sue debolezze. Perché è così che mi era stato insegnato.
L’ho capito crescendo che diventare uomo significa soprattutto imparare ad esprimere le proprie emozioni e i propri sentimenti.
Credo sia successo per necessità. Semplicemente, ero stanco di mentire a me stesso. Sì, perché mentire ha un costo. È stancante, ti esaurisce più di quanto tu possa immaginare. Ad un certo punto devi lasciare andare perché hai raggiunto il numero massimo di bugie possibili da raccontare. È il momento della verità.
È la verità è che io ero stanco di cercare di essere accettato dagli altri ragazzi, stanco di avere paura di sembrare una femminuccia quando piangevo. Perché è questo che ci viene insegnato. Se piangi sei una femminuccia. Da che mondo e mondo si insegna che i maschietti sono quelli forti e le femminucce quelle deboli. “Guai a te se piangi!“.
Ricordo mia nonna pronunciare queste parole: “un vero uomo non piange mai di fronte a propri figli”. Perché questa ormai è diventata la definizione più comunemente accetta della mascolinità. Durezza, temperamento, carattere. Non certo lacrime ed emozioni a viso aperto. Ma come ti dicevo, mi ero proprio stancato di vivere in un ruolo in cui non ero io. Stanco di pensare di dover essere abbastanza uomo per essere all’altezza del mio compito biologico.
Volevo di più. Non volevo essere soltanto un grande uomo.
Volevo essere una persona vera.
Perché tutto quello che avevo imparato sull’essere uomini era ormai diventato malsano per me.
Non sto dicendo sbagliato. Era semplicemente troppo in alcuni momenti. E se lasci l’idea di dovere essere unicamente un grande uomo e ti concentri sull’essere una persona vera, allora non puoi che accorgerti quanto possiamo imparare ad essere ciò che siamo in modi diversi.
Non sto dicendo di smettere di essere uomini, ma di abbracciare una visione più ampia del nostro modo di esserlo. Abbiamo bisogno di equilibrio. E per vivere una vita più equilibrata dobbiamo lasciarci alle spalle un po’ di questa educazione da maschietti che ci è stata tramandata nel tempo. La stessa educazione che ci porta a parlare unicamente di cose da maschi: lavoro, carriera, soldi, sport e, naturalmente, delle fantomatiche conquiste femminili che il più delle volte sono frutto della fantasia.
Dipende dall’età ovviamente. Da ragazzi facevamo a gara a chi aveva il motorino più bello, rimorchiava più ragazze e ovviamente chi ce lo aveva più lungo.
Ma ve li immaginate un gruppo di amici seduti ad un bar a prendere l’aperitivo parlando di quanto si sono emozionati guardando un film romantico? Oppure di quanto si sentono insicuri di fronte alla paura di fallire? O dell’ansia che provano quando non riescono a soddisfare la propria donna? Ma la verità è che vorremo farlo. Vorremmo parlare anche di queste cose.
Siamo semplicemente paralizzati dalla paura di apparire delle “fighette” impaurite. Gli stessi slang che sto utilizzando per scrivere sono il sinonimo di questa cultura. Una cultura maschilista non perché preclude pari opportunità. Maschilista perché vede e vive la vita a senso unico.
Non ci concediamo la possibilità di esprimere qualcosa che sia diverso da quello che ci si aspetta dovremmo fare perché siamo castrati culturalmente.
La questione non è essere femministi o maschilisti, ma uomini migliori di come siamo realmente.
Ci sono uomini che non aspettano altro che esprimere quella parte di sé. Aspettano soltanto il permesso di farlo da qualcun altro. C’è paura di essere considerati gay perché si parla di certi argomenti, Mi spiego? É “roba da gay” se parli di sensibilità, come se essere gay significasse non essere uomini e, ti assicuro, che attorno a noi ci sono omosessuali molto più uomini di tanti etero che non lo sono affatto.
Guardati attorno. Guarda i social. Gli uomini postano “cosa da uomini”.
Guardando gli stessi dati della mia pagina professionale ho scoperto che oltre il 65% del pubblico che segue il mio lavoro è donna. Perché? Perché parlo spesso e volentieri di argomenti che gli uomini considerano “robe da donna”. A chi interessa essere felice? A chi interessa vivere rapporti di coppia migliori? Se parli di amore, sentimenti, gentilezza, dolcezza, educazione, rispondo le donne non gli uomini. Ma potremmo vivere in un cliché più scontato di questo?
C’è bisogno di un cambiamento culturale importante.
Dobbiamo imparare ad usare tutte le qualità che ci rendono uomini per mostrare al mondo che siamo uomini davvero.
Usa la tua forza per mostrare le tue debolezze. Usa la tua sicurezza per mostrare le tue insicurezze.
Sei abbastanza coraggioso da andare da un altro uomo, un amico, e farti vedere per quello che sei? Forte al punto di mostrarti vulnerabile chiedendo aiuto?
Uomo al punto da dire ad un altro uomo che ti vergogni per qualcosa che hai fatto?
Uomo abbastanza da farti vedere piangere da un amico?
Sicuro di te abbastanza da ascoltare la verità?
Sei abbastanza uomo per dire “no” quando è il momento di dire “no ca**o!” ?
Dobbiamo ridefinire i confini di cosa ci rende delle grandi persone prima ancora di poterci definire dei grandi uomini.
Simone